Marco Andreazza conquista la A2. La dedica a Bepi Paronetto
06-07-2024 17:45 - Vario
MONTEBELLUNA - A distanza di 33 anni la Libertas Livorno torna in serie A2 ed uno dei protagonisti di questa impresa è sicuramente il tecnico montebellunese Marco Andreazza.
Partiamo dal fatto che allenare a Livorno non è la cosa più semplice che ci sia e che probabilmente è, alla pari di Bologna, l’attività più elettrica ed avvincente da capo allenatore. Livorno, è una città di poco più di 150 mila abitanti (molto meno della metà di Bologna ndr) ma anche qui due squadre storiche di pallacanestro (in realtà in passato sono state anche 3 con la Don Bosco Livorno dei fratelli Gigena e l’ex Treviso Podestà che iniziò la scalata fino alla A1 ndr), che tra mille vicissitudini nell’ultimo periodo hanno vissuto momenti altalenanti ma con la passione immutata del proprio pubblico. E non a caso i derby stagionali di questa serie B (Libertas e Pielle erano nello stesso girone ndr) hanno sempre visto il sold-out di oltre 8 mila persone al Modigliani Forum labronico.
«Un’annata pazzesca che era partita con il piede sbagliato dopo la finale persa l’anno prima contro Vigevano - attacca Andreazza - con una serie di infortuni che hanno minato le certezze della squadra. Ed iniziare la stagione, a Livorno, perdendo il derby di SuperCoppa il 9 settembre di 22 lunghezze (81-103 ndr) non è stato sicuramente un momento da ricordare».
La squadra ha iniziato a rilento e quindi arrivano le prime difficoltà del team amaranto in campionato con tre ko filati: Desio, Piombino e Crema. «Non nascondo che in quel momento la società ha anche messo in dubbio il mio operato e sono stato a rischio di taglio. Da lì abbiamo stretto i denti vincendo il derby dell'andata, arrivando poi alla finale di Coppa Italia poi persa con Montecatini». Livorno vince anche l’altra stracittadina nell’ultima di ritorno, una sfida che non valeva ai fini della classifica (Pielle già certa del primo posto in classifica e Libertas già seconda ndr) ma che dà ulteriore energia al team dell’ex Rucker Antonello Ricci e degli ex trevigiani, Tommaso Fantoni e Andrea Saccaggi. «Contro Faenza abbiamo dimostrato di essere sul pezzo, soffrendo sino all’ultimo e portando a casa la serie per 3-2. In semifinale è stato 3-0 contro Jesi, risultato tutt'altro che scontato poi in finale contro Roseto e con campo a sfavore, è stata la nostra lucidità e freschezza in gara 5 a farci avere la meglio. E vincere la serie contro il collega Franco Gramenzi che ha già vinto 12 campionati da capo allenatore, dà certamente ulteriore valore alla nostra impresa».
Vedendo le due promosse, possiamo dire che il girone A è più forte del girone B? «Credo sia una fatalità legata dagli abbinamenti ed a come si arriva alla fase finale. Avellino, dopo la sostituzione in panca (da Crosariol a Crotti ndr) ha cambiato marcia riuscendo a vincere con rotazioni limitate ribaltando sempre la serie dopo aver iniziato sotto: segno di grande solidità».
Il tuo futuro Marco? «Ho ancora un anno di contratto qui a Livorno ed è chiaro che mi piacerebbe disputare una categoria che mi sono meritato sul campo. Ad ogni ci siederemo nei prossimi giorni con la società per vedere che ci sia la fiducia reciproca di andare avanti con un progetto per questa piazza». Andreazza (ormai di casa nel livornese dopo le tre annate passate dapprima a Piombino ndr) la serie A2 l’ha già disputata, a Piacenza nel 2016-2017, guadagnandosi la salvezza ma ora l’obiettivo del tecnico montebellunese è quello di provare a portare in alto la Libertas continuando la propria sfida cittadina contro la rivale Pielle. Un successo che dedichi a? «Alla famiglia, agli allenatori che in passato mi hanno aiutato ed anche al compianto Bepi Paronetto».
Partiamo dal fatto che allenare a Livorno non è la cosa più semplice che ci sia e che probabilmente è, alla pari di Bologna, l’attività più elettrica ed avvincente da capo allenatore. Livorno, è una città di poco più di 150 mila abitanti (molto meno della metà di Bologna ndr) ma anche qui due squadre storiche di pallacanestro (in realtà in passato sono state anche 3 con la Don Bosco Livorno dei fratelli Gigena e l’ex Treviso Podestà che iniziò la scalata fino alla A1 ndr), che tra mille vicissitudini nell’ultimo periodo hanno vissuto momenti altalenanti ma con la passione immutata del proprio pubblico. E non a caso i derby stagionali di questa serie B (Libertas e Pielle erano nello stesso girone ndr) hanno sempre visto il sold-out di oltre 8 mila persone al Modigliani Forum labronico.
«Un’annata pazzesca che era partita con il piede sbagliato dopo la finale persa l’anno prima contro Vigevano - attacca Andreazza - con una serie di infortuni che hanno minato le certezze della squadra. Ed iniziare la stagione, a Livorno, perdendo il derby di SuperCoppa il 9 settembre di 22 lunghezze (81-103 ndr) non è stato sicuramente un momento da ricordare».
La squadra ha iniziato a rilento e quindi arrivano le prime difficoltà del team amaranto in campionato con tre ko filati: Desio, Piombino e Crema. «Non nascondo che in quel momento la società ha anche messo in dubbio il mio operato e sono stato a rischio di taglio. Da lì abbiamo stretto i denti vincendo il derby dell'andata, arrivando poi alla finale di Coppa Italia poi persa con Montecatini». Livorno vince anche l’altra stracittadina nell’ultima di ritorno, una sfida che non valeva ai fini della classifica (Pielle già certa del primo posto in classifica e Libertas già seconda ndr) ma che dà ulteriore energia al team dell’ex Rucker Antonello Ricci e degli ex trevigiani, Tommaso Fantoni e Andrea Saccaggi. «Contro Faenza abbiamo dimostrato di essere sul pezzo, soffrendo sino all’ultimo e portando a casa la serie per 3-2. In semifinale è stato 3-0 contro Jesi, risultato tutt'altro che scontato poi in finale contro Roseto e con campo a sfavore, è stata la nostra lucidità e freschezza in gara 5 a farci avere la meglio. E vincere la serie contro il collega Franco Gramenzi che ha già vinto 12 campionati da capo allenatore, dà certamente ulteriore valore alla nostra impresa».
Vedendo le due promosse, possiamo dire che il girone A è più forte del girone B? «Credo sia una fatalità legata dagli abbinamenti ed a come si arriva alla fase finale. Avellino, dopo la sostituzione in panca (da Crosariol a Crotti ndr) ha cambiato marcia riuscendo a vincere con rotazioni limitate ribaltando sempre la serie dopo aver iniziato sotto: segno di grande solidità».
Il tuo futuro Marco? «Ho ancora un anno di contratto qui a Livorno ed è chiaro che mi piacerebbe disputare una categoria che mi sono meritato sul campo. Ad ogni ci siederemo nei prossimi giorni con la società per vedere che ci sia la fiducia reciproca di andare avanti con un progetto per questa piazza». Andreazza (ormai di casa nel livornese dopo le tre annate passate dapprima a Piombino ndr) la serie A2 l’ha già disputata, a Piacenza nel 2016-2017, guadagnandosi la salvezza ma ora l’obiettivo del tecnico montebellunese è quello di provare a portare in alto la Libertas continuando la propria sfida cittadina contro la rivale Pielle. Un successo che dedichi a? «Alla famiglia, agli allenatori che in passato mi hanno aiutato ed anche al compianto Bepi Paronetto».